I cristalli e le pietre sono simboli appropriati del sé




In molti sogni il centro nucleare, il sé, si manifesta anche come un cristallo.

La struttura matematicamente esatta del cristallo ci richiama alla mente il sentimento intuitivo per cui anche nella cosiddetta materia «bruta», opera un principio spirituale ordinatore.

Così spesso il cristallo simboleggia l'unione degli estremi contrari - lo spirito e la materia.

 Forse i cristalli e le pietre sono simboli appropriati del sé, a causa della «giustezza» della loro natura.

Sono molti coloro che non sanno trattenersi dal raccogliere pietre che abbiano una forma o un colore anche appena fuori dal normale, senza sapere perché lo fanno.

È come se in quelle pietre si racchiudesse un mistero vivente che li affascina.

Gli uomini hanno raccolto e collezionato pietre fino dai primordi, e hanno supposto che in certune si incentrasse la forza vitale, con tutto il suo mistero. 

L'abitudine di collocare pietre sulle tombe può derivare, in parte, dall'idea simbolica che resta, del morto, l'elemento non caduco, eterno, e questo può adeguatamente essere rappresentato da una pietra.

In questo senso, la pietra è forse il simbolo dell'esperienza più assoluta e profonda - l'esperienza dell'eterno, che l'uomo realizza in quei momenti nei quali si sente immortale e non caduco.

Gli alchimisti del Medioevo, che cercavano di carpire il segreto della materia con metodi pre- scientifici, sperando di cogliervi non dirò Dio, ma almeno la vivente presenza della sua operosa energia, credevano che quel segreto fosse racchiuso nella famosa «pietra filosofale».

La pietra degli alchimisti (la lapis) è dunque il simbolo di una esperienza che non può andare perduta o distrutta, di una entità eterna che alcuni alchimisti paragonavano all'esperienza mistica di Dio nell'anima umana.

Il fatto che il più alto e il più comune simbolo del sé sia una cosa inerte, costituita di materia inorganica, apre un nuovo campo alla indagine e alla riflessione: intendo parlare della natura, tuttora ignota, dei rapporti fra la psiche inconscia e quella che chiamiamo la «materia», - un mistero con il quale la medicina psicosomatica è attualmente alle prese.

Studiando questo rapporto, ancora indefinito e incerto (può essere che «materia» e «psiche» siano lo stesso fenomeno, osservato, nel primo caso, «dal di fuori», e, nel secondo, «dal di dentro»), il dottor Jung espose una nuova concezione, che egli battezzò con il termine «sincronicità».

Questo termine indica la «coincidenza significativa» degli eventi esteriori con quelli interiori, che non sono peraltro, in se stessi, fra loro causalmente collegati. 


Brani tratti da Marie Louise von Franz, Il processo di individuazione  "L'uomo e i suoi simboli

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